Il rassicurante equilibrio del gioco degli opposti

Gefide 2000 Spia d’Italia C’era una volta un saggio cortese.
C’era una volta una donna.
Il saggio abitava ai confini del mondo o così era definito quel luogo nascosto tra le colline, protetto dai boschi fitti e rigogliosi, da cui si aprivano improvvisamente come sprazzi di luce intensa, dolci pendi di verdeggianti vigneti.
La donna non aveva un nome, non possedeva una casa, non aveva nulla se non il proprio sguardo che le consentiva di attraversare il mondo fiera e sicura, e di impossessarsi dell’animo delle cose vive.
Aveva imparato ad ascoltare con ogni parte del proprio corpo e abbandonarsi ai percorsi che gli erano stati suggeriti dai luoghi stessi che aveva trovato lungo il proprio cammino. Anche quella volta si era spinta lungo strade che non aveva mai veduto ritrovandosi sorpresa, in un territorio dove filari di vigneti traboccanti di uva la circondavano: l’odore dell’uva e del fogliame che assumeva colori caldi e insoliti per la stagione.
L’uomo era il custode: il custode dei frutti della natura, il custode della sapienza, il custode dell’arte dell’accoglienza e della cortesia. La donna amava la solitudine e disputare incontri brevi, fugaci; volti nuovi che la facevano sentire simile ai cani selvatici che percorrono territori inesplorati. In quel giorno si ritrovò in una situazione inusuale; di fronte a lei un uomo che aveva tutta l’aria di aspettarla. Dritto, sull’uscio di una piccola casa, l’uomo la guardava e con fare cortese la invitava a entrare e a interrompere per qualche istante il proprio cammino. Fuori l’aria frizzante della fine dell’autunno circolava tra le foglie dei vigneti, dentro il calore del focolare domestico fuoriusciva dalla piccola porta e le sfiorava le mani.
Decise di entrare.
La stanza era semplice, un tavolo, alcune sedie, il focolare acceso scoppiettante, numerose bottiglie di vino, una di seguito all’altra riposte orizzontali sullo scaffale. L’uomo la fece accomodare e iniziò a parlare di quel luogo magico e strategico, depositario di storie di battaglie e di storie di vita per certi versi quotidiana, la vita dura delle campagne.
Strano pensava la donna, l’aridità, la durezza, l’odore acre della terra raccontate con tanta grazia e delicatezza da un uomo che sembra appartenere a un mondo ormai scomparso, cancellato. Cortesia, grazia e dolcezza nelle parole e nei gesti.
L’uomo prese una bottiglia che si distingueva dalle altre per il proprio formato, più minuta, e dal colore, l’oro che s’intravedeva dal vetro. L’uva fuori da lì, i tralci appesantiti dall’uva tocai che attende la massima maturazione, non curante del trascorrere delle stagioni, si trasforma in vino. L’uomo ne decide la raccolta e la lenta fermentazione a temperature molto basse per conferire al vino salubrità e determinarne l’unicità organolettica.
Il liquido denso e dorato fu sparso nel bicchiere della donna …. Gefide disse l’uomo, brillante come il più splendido dei diamanti! La donna fu accecata. Il cane selvatico assaggiò la dolcezza e s’impossessò di tale bellezza. Capì che qualcosa di molto antico ma buono risaliva dai piedi sino ad arrivare al suo cuore e alla sua mente. Non riusciva più a possedere solo con lo sguardo, ora doveva donarsi totalmente. Un profumo intenso e ampio seguito da note di miele, frutta secca e frutta gialla ritrovate dopo il primo sorso. Nessuno stordimento: avvolgente, morbido e suadente, arrivò e soddisfò tutto il palato. Equilibrato, calore e zuccheri furono mitigati dal finale ammandorlato, pulito e asciutto. La donna cullata dalle parole dell’uomo che descriveva con tono sommesso le virtù del vino, si sentì particolarmente bene. La diffidenza scomparve. Ora tutto il suo corpo era pronto a ricevere nuove attenzioni.
L’uomo gli parlò di un altro luogo magico, Marsiglia, dove era preparata una zuppa di pesce cui erano attribuite reminescenze mitologiche: la Bouille – Abbesse. Una zuppa, così si narra, preparata da Venere per Vulcano, affinché lei stessa potesse congiungersi con Marte liberamente. Un diversivo, insomma, che divertì la donna che stava ascoltando. Una premessa curiosa per indurre la stessa ad aver voglia di assaggiare quella preparata dall’uomo cortese che ovviamente non recava le stesse intenzioni! L’uomo prese una ciotola di un rosso accesso e versò una giusta quantità di brodo, prese il pesce freschissimo (scorfano, ragno di mare, pesce cappone, gallinella, pesce San Pietro, aragosta) che aveva in precedenza tagliato e cucinato, di fronte all’ospite che lo osservava intenta a sorseggiare il vino e lo ripose in un piatto fondo di colore azzurro. Descrisse minuziosamente ogni singolo ingrediente che era stato utilizzato secondo gesti rituali. Olio, aglio, cipolla a fuoco vino … uno a uno il pesce secondo la propria pezzatura e consistenza … l’acqua bollente … il finocchio, il prezzemolo, sale e pepe … ancora pesce … ed infine lo zafferano. Il profumo si diffuse in tutta la stanza. L’uomo porse i due piatti alla donna invitandola a scegliere: unirli o goderne separatamente. Lei prima bevve del brodo che la riscaldò, poi avvicinò alla bocca quella succulente pietanza che sprigionava aromi intensi, quasi sconosciuti. La dolcezza e intensità dello zafferano che invadeva tutto il suo palato! Poi cercò il vino, non curante che la sua “sete” sarebbe potuta non essere appagata e sostenuta da tale pietanza. L’uomo sapeva che vino e pietanza sarebbero stati giustamente “concordi” e che la dolcezza avrebbe prevalso come una danza cortese e leggera. Anch’egli bevve e assaggiò ciò che aveva realizzato con le proprie mani e con il proprio cuore, si sedette accanto alla donna e silenzioso accettò di ascoltare ora, le storie di un cane selvaggio ormai mansueto.
Bouillabaisse marsigliese + Gefide 2000 Spia d’Italia

Anna Graziosa Massolini
Sommelier Degustatore Ufficiale AIS

Anna Graziosa Massolini

Anna Graziosa Massolini Sommelier e Degustatore Ufficiale AIS, laureata In Marketing e promozione del turismo e territorio, la Giovanna d’Arco delle situazioni, puntualmente si ritrova tra le fiamme!
Vive altalenandosi, oggi Anna, domani Graziosa! Aspetta che una gigante balena la ingoi, vedi Pinocchio, e la porti a spasso, in un mondo sommerso.
Ogni tanto, quando riemerge dagli abissi, sosta alla Trattoria Croce Bianca di Nozza di Vestone, dove godereccia si trastulla tra vini pregiati d’ogni sorta.

10 anni fa

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