Un sistema di pesca che non tiene conto dell’equilibrio tra le differenti varietà di pesce di mare, e pratica un tipo di pesca non selettivo, porta al conseguente impoverimento dell’ecosistema marino.
La pesca si trova in uno stato di emergenza vera e propria, oggi il mare Mediterraneo non è più fiorente ed oltre il 70% degli stock ittici europei risulta impoverito dall’uso eccessivo di reti. Una grande parte del pescato viene gettato in mare morto perché inutile al mercato, e vengono sfruttate solamente determinate specie ittiche.
A tale proposito la commissione europea, il 13 Luglio scorso, ha varato una riforma la cui finalità è quella di creare le condizioni per una pesca sostenibile che non metta a repentaglio l’intera riproduzione delle risorse marine. Secondo la commissaria della UE, Maria Damanaki, tre stock su quattro sono sovra sfruttati ed essendo di proprietà pubblica e necessario che i pescatori riducano lo sfruttamento a livelli sostenibili pescando cioè solo le risorse in eccedenza.
La commissaria è cosciente che questo cambio di rotta potrebbe essere causa di perdite di posti di lavoro ed infatti individua nuovi sbocchi per chi fosse costretto a stare a casa nella pulizia dei mari, nella trasformazione dei prodotti o nel turismo marittimo e rilancia l’acquacoltura e l’itti coltura come soluzioni intelligenti. Dal 2014 la UE imporrà un sistema di quote di cattura per le navi che superano i dodici metri e per quelle con attrezzi trainati concentrando però le quote a scapito della piccola pesca artigianale.
La commissione europea conviene sulla necessità di adottare misure volte a ridurre le catture accidentali ed i rigetti in mare, che costituiscono di fatto uno spreco considerevole e incidono negativamente sullo sviluppo sostenibile delle risorse biologiche marine e sugli ecosistemi marini. Ritiene che si debba incoraggiare il miglioramento dell’equipaggiamento degli attrezzi e delle tecniche di pesca per ridurre il più possibile i rigetti di pesce e che si debba progressivamente vietare il rigetto per quegli organismi che non sono in grado di sopravvivere.