Secondo un rapporto annuale pubblicato da Ocean 2012 e dalla New Economics fondation, intitolato Fish Dependence, i dati relativi alla produzione e consumo di pesce dei singoli paesi membri della comunità europea sono a dir poco sconfortanti.
Solo Finlandia e Danimarca riescono a pescare quasi tutto il pesce per il loro fabbisogno annuo. Gli altri paesi europei non superano l’estate. Francia e Spagna non vanno oltre rispettivamente il 21 e 25 maggio, la Germania il 20 aprile, il Portogallo il 30 marzo. In sostanza l’autosufficienza europea riguardo il consumo di pesce arriva fino agli inizi di luglio.
L’Europa ha sempre più bisogno del pesce proveniente dagli altri continenti, l’Italia già ne consuma otre il 70%. I due fattori che hanno causato questa crisi sono, da un lato l’aumento del consumo di pesce, dall’altro la diminuzione della produzione. Le nostre diete sono sempre più ricche di pesce sebbene questo sia più difficile da pescare nelle nostre acque ormai impoverite dai frequenti rastrellamenti da cima a fondo.
L’Ue ha una delle più grandi e ricche aree di pesca al mondo, ma non gestisce in modo responsabile questa ricchezza. La pesca eccessiva rappresenta un danno per l’economia. Ogni anno perdiamo milioni di euro e migliaia di posti di lavoro. Continuando di questo passo i mari europei, il Mediterraneo in primis, rischiano di restare esausti. Il problema è che preleviamo pesce dai nostri mari molto più velocemente rispetto ai tempi di ripopolamento. I pesci in pratica vengono pescati ad un ritmo molto superiore a quello di riproduzione delle varie specie, che dunque diminuiscono di anno in anno.
L’Unione europea varerà nel 2013 una politica Comune della Pesca. In Italia la Lega pesca si è detta disposta ad una nuova possibile riduzione dei giorni di attività. Un sistema che già a fine 2011 avrebbe ridato respiro al settore. Ma per una svolta in questo campo è imprescindibile una diminuzione del consumo generale di pesce, dunque una ridiscussione delle nostre abitudini alimentari.