L’utilizzo del sale in cucina

Il sale rappresenta il condimento più antico e utilizzato nelle cucine di tutto il mondo, ma sappiamo veramente utilizzarlo al meglio sugli alimenti?

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Tutti le materie prime contengono una minima quantità di sale, ma quello necessario al corpo umano si trova solo nei prodotti di origine vegetale. Il nostro organismo infatti può assumere sodio da frutta, verdura, semi e frutta a guscio.
Facciamo un banale esempio: aggiungiamo sale all’insalata verde o, ancor meglio, a dei pomodori tagliati per un fresca caprese d’estate, notiamo subito la fuoriuscita d’acqua; questo avviene, per il semplice motivo che il sale, essendo igroscopico, si scioglie facilmente in acqua oppure ha un effetto caustico, cioè bruciante per i tessuti, impiegato per pesci marinati, affumicati e salumi.
Le stesse reazioni avvengono all’interno del nostro corpo, qualora abbondassimo i nostri cibi di sale causando pressione alta, obesità, ritenzione idrica e gonfiori generali dell’organismo. Anche dadi e brodi concentrati sono ricchi di sale, così come salse confezionate dall’industria come maionese e ketchup.

Suggerimenti:
E’ preferibile usare poco sale in aggiunta agli alimenti, meglio se integrale rispetto a quello da cucina raffinato
per il reintegro di liquidi dopo attività fisica, bere soltanto acqua
insaporire i cibi con miscele di spezie ed erbe aromatiche
alternative al sale comune: condimenti come salsa alla soia, tamari, gomasio, pasta al miso, alghe sia fresche che essiccate

I sali del mondo:
Sale rosa dell’Himalaya, il nero indiano o nero di Cipro, affumicato danese, i sali delle Hawaii, fiocchi di Maldon e gli italiani di Cervia o Trapani, sono solo alcune delle valide varietà disponibili oggi in commercio.

Più sapidità, meno quantità:
Il sale marino integrale, tra cui questi sopra citati, sono ricchi di iodio, rame, zinco e bromo, per cui la percentuale di cloruro di sodio diminuisce, così come la quantità impiegata potrà essere inferiore rispetto al comune sale raffinato.

Consiglio dello chef:
Proviamo a non salare un alimento ma di utilizzare uno di questi sali del mondo solo al termine della preparazione; avremmo minor utilizzo di sale raffinato abbinato ad un tocco di cromaticità traendone numerosi vantaggi per la salute.

Marco Di Lorenzi

Classe 1978. Marco Di Lorenzi oggi è lo chef dell'Alexander Museum Palace di Pesaro. Inizia il suo percorso gastronomico con Fabio Ridolfi, chef del rinomato ristorante "Lo Scudiero", nel 1998 frequenta uno stage presso il Four Season Hotel di Milano dove conosce il suo secondo maestro, Sergio Mei, che gli ha fatto elaborare la sua filosofia in cucina: prima il gusto e poi l'estetica. Nel 2005 a Singapore vince il primo premio con un panino speziato a cui ha dato il nome di Philosophy, entra a far parte del Team Italia dell'Associazione professionale cuochi italiani partecipando e vincendo numerose competizioni a livello nazionale e internazionale. Nel 2006 diventa responsabile di cucina al Diplomat Palace hotel di Rimini e ottiene il primo posto assoluto all'International Kremlin Culinary Cup di Mosca. Alla carne predilige il pesce e la verdura che consentono di realizzare piatti più salutari e leggeri, senza rinunciare al gusto. (www.marcodilorenzi.it)

9 anni fa

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