Falsificazioni al ristorante. E’ possibile difendersi?

sogliolaNegli ultimi anni i prodotti ittici made in Italy sono purtroppo sempre più rari complice una pesca indiscriminata che ha spopolato i nostri mari, insieme all’aumento del prezzo del carburante che, solo nell’ultimo anno, è cresciuto del 25%, mettendo in ginocchio l’intero settore. I prezzi quindi aumentano e con essi aumentano in maniera esponenziale anche truffe e falsificazioni.

Purtroppo il pesce risulta essere uno dei prodotti maggiormente soggetti a sofisticazione e così ci si ritrova nel piatto del pangasio del Mekong spacciato per cernia, filetto del Brosme al posto del baccalà, halibut dell’Atlantico come sogliola, squalo come pesce spada, vongole dalla Turchia o dal Monzambico, gamberetti cinesi, polpo del Vietnam al posto dei cugini nostrani.

Se già è difficile difendersi dai falsi in pescheria, dove comunque vige l’obbligo di esporre un’etichetta con il nome scientifico del prodotto, la zona di cattura ed altre indicazioni; figuriamoci al ristorante, dove ancora non è obbligatorio esporre alcunché e dove è quasi impossibile riconoscere una spigola francese da una italiana, una volta cucinata e servita. E’ vero anche che non sempre, quando si tratta di frodi, la colpa è tutta da attribuire al ristoratore, spesso anch’egli è vittima, trovandosi alla fine della filiera.

E allora come difendersi? Innanzitutto bisogna sapere che è già in vigore, ma purtroppo non ancora obbligatorio, un decreto che invita chiunque commercializzi pesce, quindi anche i ristoranti, a esporre dei cartellini che certifichino la provenienza italiana dei prodotti e il luogo di cattura, scritto in maniera chiara e dettagliata. Ad esempio ad oggi è obbligatorio (ma non per i ristoratori) esporre solo il codice relativo alla zona di pesca; ma è difficile che il consumatore medio sappia che il prodotto italiano del mediterraneo appartiene alla Zona Fao 37. Una spiegazione più chiara è fruibile, ed estesa anche ai ristoranti, si rende perciò necessaria.

In attesa che la legge divenga obbligatoria, sfogliando i menù, impariamo a diffidare da prezzi troppo bassi; è vero che spesso entra in gioco la concorrenza, ma una sogliola venduta all’ingrosso intorno a 20 euro al chilo, non potrà essere proposta ad un prezzo inferiore, in tal caso potrebbe trattarsi di pangasio. Un’altra buona abitudine è ordinare pesce di stagione che è molto più probabile provenga dai nostri mari.

10 anni fa

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