La Paranza non è solo il nome di una croccante frittura

ParanzaIl termine Paranza deriva dal meridionale “paro”, paio, e sta ad indicare una coppia di barche che pescano a strascico. Spesso oggi con questo termine si intende una singola imbarcazione, ma ci sono alcuni luoghi dove la distinzione resta netta: a Termoli, ad esempio, la barca era solo quella per la pesca a due, le altre venivano registrate come battelli.

I nomi per indicare la Paranza cambiano a seconda della zona: ad Ortona si chiamava Paracòcche, nelle Marche e nell’alto Abruzzo Lancetta, in Romagna Barchino o Barchetto, a Venezia Bragozzo e Brazzera, a Termoli, fino ai primi del ‘900 Lancetta. C’erano anche le varianti più grande e più piccola dette Paranzona e Paranzella.

La Paranza tipica, documentata già a partire dalla metà del XIX secolo, è lunga dai 7 ai 16 metri. Di forma piuttosto tozza, presenta un singolo albero con vele quadrate dette “al terzo”. Caratteristica tipica sono i grossi occhi dipinti a scopo ornamentale sulla prua e la “toppa” (una specie di testa situata alla sommità del dritto di prua)

La pesca viene effettuata per mezzo di una rete formata da un sacco conico lungo 20, 30 metri compreso tra due pareti di rete dette “braccia” o “vanne” (lunghe tra i 50 e i 120 metri).

La rete a strascico, manovrata dalle due barche, draga il fondo muovendo la sabbia e spaventando i pesci che risalgono così verso l’alto rimanendo imprigionati. La pesca inizia da marzo e prosegue fino a settembre.

Paranza è anche il nome che si da ai piccoli pesci e molluschi pescati con questo tipo di imbarcazione e che si utilizzano per preparare la celebre frittura di Paranza. Prepararla è semplicissimo, basta seguire alcuni piccoli accorgimenti: si devono utilizzare piccoli pesciolini lunghi al massimo 7 cm (ad esempio merluzzi, trigliette, ghiozze e piccole sogliole ma anche alici, mazzoni, retunni o vope). Vanno accuratamente lavati in acqua leggermente salata ed infarinati uno per uno senza eccedere con la farina. Devono essere poi fritti pochi per volta in olio ben caldo e posti su un foglio di carta assorbente. Aggiungete poco sale e servite!

Credits: Foto Franco Navetta
10 anni fa

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